CHIESA: IL TEMPO DELLA VERITÀ

Riflessioni laiche e personali tra memoria, denuncia e possibilità.

IL DISCORSO CHE VORREI

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Cessato il clamore dei media e dei riti che accompagnano ogni morte papale ed elezione del successore, un ateo immagina il discorso del nuovo papa. Non per irridere, ma per riflettere. E prova a dire, con parole sue, ciò che avrebbe voluto sentire davvero.

Ciò che leggerete non è reale. Ma potrebbe esserlo.

Ciò che leggerete non è mai stato detto. Ma dovrebbe esserlo.

Cari fedeli e non fedeli,

donne e uomini in cerca di senso,

credenti, scettici, e disillusi…

Mi rivolgo a voi oggi non come vicario di Cristo,

non come sovrano di uno Stato,

non come custode di dogmi,

ma come un uomo, figlio del proprio tempo,

che ha ereditato un peso troppo antico per non essere riconsiderato.

Mi chiamo Leone XIV.

Un nome che rievoca forza e storia,

e che mi lega a predecessori che hanno incarnato, nel bene e nel male,

il potere terreno della Chiesa.

Non sfuggo a questa eredità: la guardo in faccia.

Abbiamo predicato la resurrezione.

Abbiamo chiamato spirito ciò che non sapevamo nominare.

E per secoli, abbiamo confuso la paura con la salvezza.

Con rispetto, ma anche con onestà,

oggi non posso che dire:

Scusate. Abbiamo creduto. Ma forse abbiamo frainteso.

Abbiamo parlato a nome di Dio,

quando avremmo dovuto tacere a nome dell’uomo.

La Chiesa è sopravvissuta a imperi, guerre, rivoluzioni.

Ma ha anche generato crociate, roghi, genocidi culturali.

Ha taciuto di fronte ai crimini del Novecento,

ha aiutato persecutori a fuggire,

ha spesso preferito la sicurezza dell’altare alla verità della piazza.

Abbiamo predicato la povertà,

mentre accumulavamo oro e terreni.

Abbiamo protetto colpevoli,

mentre condannavamo i diversi.

Non posso e non voglio difendere tutto questo.

Posso solo assumermene il peso.

E porvi, qui, un limite.

Da oggi, la Chiesa non sarà più tribunale.

Non sarà più un rifugio per poteri impuniti.

Non parlerà più in nome di Dio,

ma cercherà con l’uomo le strade di un’etica nuova.

A voi, che non credete:

non cercheremo più di convertire,

ma di ascoltare.

A voi, che vi siete allontanati:

non promettiamo miracoli,

ma coerenza, trasparenza e limite.

A voi, che avete subito il peso della nostra ipocrisia:

non offriamo indulgenze,

ma riconoscimento.

E, per dimostrarlo, il primo viaggio che farò sarà a Brescia,

dove nell’ultima settimana hanno arrestato due preti pedofili.

Sì, sono Leone, come i pontefici di potenza e di dottrina.

Ma il mio regno sarà un ruggito al contrario:

non conquista, ma resa.

Non trionfo, ma verità.

Resterà qualcosa?

Forse solo questo:

una comunità fragile, che non ha più paura di dire

“non lo sappiamo”,

ma che può ancora agire per il bene.

Se Dio c’è, non è nostro.

Se Dio c’è, ci vede finalmente sinceri.

Che Leone XIV sia l’ultimo Papa del passato.

O il primo del possibile.

Lo deciderete voi.

Amen — o come preferite dire voi.

    1. Il discorso che vorrei
      Un manifesto etico e immaginario di verità: ciò che un Papa non dirà mai, detto da chi non ha dogmi da difendere.

    2. La setta universale
      Numeri, potere, rappresentanza: perché la Chiesa cattolica può essere considerata oggi una setta globale.

    3. Quello che non dicono – I morti, i silenzi, i fuggitivi
      Dalle Crociate alla pedofilia, dalle ratline naziste al caso Orlandi: la memoria selettiva di un’istituzione.

    4. La religione Cargo – Nata davanti a noi
      Un esempio vivente e recente di come nascono davvero le religioni: bisogno, simbolo, attesa. E umanità.

    5. Io e la religione – Gli dèi che ho scelto (forse)
      Verso la fine tra ironia, reminiscenze mitologiche e spiritualità non richiesta.

    6. Appendice: Conclave (Sky) – Il film che arriva giusto in tempo.
      Recensione e confronto tra finzione cinematografica e il nostro discorso immaginario.

A proposito di “ateo”, occorre precisare che il termine, con alfa privativa (senza Dio), mette chi lo è in una posizione reattiva, come se mancasse qualcosa a lui — mentre in realtà egli è semplicemente libero da dogmi, in quanto centrato sull’umano, laico e pensante.

Sono gli altri ad avere una struttura aggiunta, non lui a mancare di qualcosa.

Qui e nel seguito, però, il termine è comunque usato, sia per chiarezza, sia perché fa buon gioco con la circostanza presente, rendendolo idoneo per affermare l’esigenza, da parte di chi scrive, di volersi estraniare da tutto lo spettacolo ritual-mediatico che ha dovuto subire tra morte di un papa e facimento di un altro.

Ci sarebbero in realtà alternative più rispettose, e coerenti con l’identità di chi non ha alcuna credenza, altri termini come:

• Civile
• Una persona normale
• Uomo pensante
• Autonoetico, quasi neologismo (da Autonoesi) per indicare chi non si serve di intermediari per riflettere.