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Due Italie per due italiani?

Quanto appena scritto ne “Il Placito Capuano” ha probabilmente convinto quelli che “i dialetti derivano dall’italiano corrotto dalle invasioni straniere” ad abbandonare la loro teoria e ad accettare la realtà delle cose così come sono andate veramente. Ho ricevuto però qualche osservazione, qualche quesito o richiesta di chiarimento che andavano oltre la specifica questione, allargando la vista su ulteriori aspetti insiti nella materia trattata o a questa collegati. Ora, io non sono un esperto, né voglio passare per tale, e quello che scrivo è solo frutto e sintesi di ciò che, spinto solo dai ricordi, dalla passione e dalla curiosità, ho appreso da chi la materia la conosce veramente e la diffonde. È solo facendo ricorso a tali elementi in mio possesso, quindi, che provo a completare il discorso iniziato con “Il Placito Capuano” e a rispondere a quelle osservazioni e a fornire quei chiarimenti che vanno un po’ oltre i dialetti e a ciò che mi stava inizialmente a cuore di spiegare. Il secondo dei quesiti cui ho fatto cenno in premessa suona più o meno così:

“L’unificazione e l’indipendenza sono state ottenute senza una lingua comune: ma oggi, dopo 150 anni di unità e di libertà, quanto conta nel dualismo nord-sud la frammentazione linguistica?”

Il quesito posto fa da ponte tra il Risorgimento e giorni nostri, nei quali avvertiamo ancora, nel dualismo nord-sud una sostanziale frattura linguistica tra le due Italie. Abbiamo visto come il processo di indipendenza e di unificazione italiana sia sicuramente avvenuto in un contesto linguistico molto frammentato e variegato a livello locale e come, nello stesso gruppo dei dialetti gallo-italici settentrionali di origine celtica, fossero e siano presenti forme fonetiche e morfo-sintattiche molto differenti, dovute sia alla provenienza da differenti substrati preromani, sia alla loro ulteriormente diversificata evoluzione, che hanno dato luogo a dialetti molto diversi tra loro, spesso reciprocamente incomprensibili. Ma la spaccatura più netta e ancor più significativa, un vero e proprio taglio in due, è la  già citata linea confinaria appenninica che va da La Spezia a Rimini.  Quanto sia determinante per i linguaggi la divisione orografica è testimoniata dal fatto che laddove le montagne scendono verso est e lo spartiacque scema, cioè nelle Marche settentrionali, si parli un dialetto del tutto simile al romagnolo. Questa spaccatura, questa “Linea Gotica” linguistica  è stata colta appieno dai linguisti, che l’hanno studiata e le hanno attribuito uno spessore talmente consistente da porla infatti come confine linguistico tra lingue romanze occidentali e lingue romanze orientali, quindi una separazione non solo a livello nazionale, ma addirittura di valore transnazionale, un po’ come succede in Belgio, all’interno del quale corre il confine etnico-linguistico interno tra valloni e fiamminghi, ma anche il confine linguistico europeo tra lingue romanze e lingue anglosassoni. Come si può notare, ho usato il doppio aggettivo per indicare la separazione tra due “genti” che, oltre a parlare due lingue diverse, ritengono di appartenere a due etnie diverse e a due “patrie diverse”: il Belgio ha una storia unitaria ben precedente alla nostra ed è del tutto pianeggiante, ma le due etnie sono ancor oggi profondamente divise, come mai “polentoni” e “terroni” lo sono stati. Quindi? Beh, ho fornito spunti per una vostra riflessione e lascio a questa il vostro giudizio: certo se le micro-diversità linguistiche sono consistenti tra i dialetti settentrionali dal comune substrato celtico, quella tra i dialetti del Nord e quelli del Centro-Sud dell’Italia è una macro-diversità, con tutte le possibili conseguenze, quindi anche in rapporto all’unificazione politica e linguistica dell’Italia. Ciò considerato e collegandomi all’esempio del Belgio, posso solo affermare che una profonda diversità linguistica non impedisce certo una forte unità nazionale, ma che essa non aiuta certo la totale comunanza domestica, specie se in presenza di altri fattori culturali dirimenti o addirittura di odio etnico e razziale, che nascono in altra parte del corpo umano. Ma non è qui lo spazio per aprire e trattare questo nuovo amplissimo e delicato tema e ribadisco l’invito ad ognuno a voler trarre le proprie conclusioni. Tenendo presente quanto segnalato ne “Il Placito capuano”, circa gli svizzeri da una parte, divisi da quattro lingue (una germanica, due romanze occidentali e una romanza orientale) e uniti da un solo vessillo rossocrociato e  i serbi dall’altra con i croati, monolingue separatissimi dopo ampia macellazione reciproca, vorrei però ancora offrire uno spunto, con le pinze e senza implicazioni biologiche, oggi completamente azzerate dalla scienza: la constatazione del fatto che la diversità linguistica deriva da una diversità etnica. Da qui al fatto che questa diversità etnica possa scivolare verso una diversità etica e che questa, tramandata attraverso la lingua e le generazioni che la parlano, assurga a substrato culturale di livello epico-narrativo ce ne passa: ma era già stata, più o meno e riportata con parole mie, un’ipotesi di Massimo Mila, che lessi nella sua introduzione alle “Poesie” di Cesare Pavese” nel 1966…

Seguiranno altri articoli di risposte ai quesiti…

FONTI
Lezioni online

PRIMA LEZIONE DI FILOLOGIA – Antonio Pioletti – Università di Catania
LETTERATURE IN VOLGARE – NASCITA DELLE LETTERATURE EUROPEE – Maria Strocchia
NASCITA DEI VOLGARI – Lezione 1 – Eni Landi
LETTERATURA ITALIANA – LE ORIGINI: CONTESTO STORICO E CULTURALE – Tiziana Otranto
LE MILLE LINGUE DI ROMA – Luca Serianni
L’ITALIANO DAL LATINO A OGGI – LINGUA E DIALETTO – Le Pillole della Dante – Luca Serianni
IL PLURILINGUISMO MEDIEVALE E LA COSCIENZA DISTINTIVA DEGLI IDIOMI ROMANZI – Scuola di Filologia Patavina – Furio Brugnolo
L’ITALIANO DAL LATINO A OGGI – MANZONI E LA LINGUA ITALIANA – Le Pillole della Dante – Luca Serianni  
QUANDO, COME E DOVE È NATO L’ITALIANO – Università di Siena – Giuseppe Patota
STORIA DEL LATINO: LA VERA PRONUNCIA DEGLI ANTICHI ROMANI – Scripta Manent – Roberto Trizio
LINGUA E IDENTITA’ NAZIONALEI N ITALIA – Lezioni dei maestri della Scuola di Filologia Patavina – Pier Vincenzo Mengaldo

Per la BIBLIOGRAFIA  vedere ne “IL PLACITO CAPUANO”