18 Aprile 2024

La ovvia traduzione letterale di sliding doors è “porte scorrevoli” (al plurale), ma, dopo l’uscita nel 1998 del film omonimo, la locuzione ha assunto anche un significato astratto e figurativo, per indicare un momento topico di un evento o di una storia che può cambiarne imprevedibilmente la piega e cambiare irrimediabilmente il destino e la vita di una o più persone che ne sono coinvolte.

In particolare, si considera il concetto non come avente causa da un evento esterno ineluttabile o del tutto casuale, ma lo si presuppone invece come frutto di una scelta del tutto inconsapevole, ma pur sempre di una scelta, presa di fronte ad almeno due opzioni, egualmente disponibili allo stesso momento e ad apparente paritĂ  di altre condizioni.

Fino all’uscita del film ed all’affermarsi del neologismo, eravamo comunque nel campo del già noto “Cosa sarebbe successo se…?”, che ha appassionato generazioni di storici.

Ma, veniamo a oggi, anzi a ieri. Siro o San Remo? Mentre per Ibrahimovic la porta scorrevole infilata pare essere stata quella della riviera canora, con tanto di benefiche conseguenze sulla classifica dei rossoneri, sul prato del Meazza nessuno, o quasi, credo, si è accorto di una sliding door apertasi per un attimo sul terreno di gioco e che, al termine della partita, mi ha fatto porre la domanda di prima: cosa sarebbe successo se l’arbitro avesse optato per la rimessa dal fondo, invece di accordare un corner per il Milan?

Sì, perché al secondo minuto del secondo tempo del derby, con l’Inter in vantaggio per uno a zero e in pieno controllo della partita, l’arbitro Doveri assegna, imprevedibilmente, data la chiarezza delle immagini che ci mostrano un calzettone bianco spingere fuori campo il pallone (rivedere per credere), un calcio d’angolo ai rossoneri, avendo immaginato invece un ultimo tocco di uno stupito e protestante Barella. Sliding doors: per l’arbitro è corner! E qui si sono appalesate subito tre potenziali piegature del destino, rimaste tali solo grazie a tre miracolosi (eh, sì) interventi di Handanovic: nel giro di 52 secondi il portiere dell’Inter impedisce ad un cocciuto destino di regalare un immeritato pareggio al Milan. (Mi astengo qui da ogni polemico commento sull’uso asimmetrico del VAR, capace di annullare un gol per un nanometrico offside o di concedere un rigore per tocco d’unghia, ma che non sarebbe potuto intervenire a correggere una macroscopica ed evidente ingiustizia del genere).

Passati comunque il pericolo e la conseguente tachicardia, mi sono riappacificato con l’arbitro e con il destino, recitando l’antico proverbio milanese “San Giovànn fa minga ingànn” (mi raccomando, la o come la u italiana e la v tra due vocali è muta, diffidare dei falsi milanesi!): sbagliata la scelta dell’arbitro, ma l’unica conseguenza apprezzabile è stata un bell’otto in pagella a Samir.

Ma, finita la partita, apprezzato il rotondo risultato e rivisti una ventina di volte gli altri due gol, di rarissima bellezza estetica e sopraffina grazia tecnica, con annesso urlo (wudù?) di Lukaku, mi è sopravvenuta una terribile domanda, una nuova riproposizione di sliding doors: e se l’arbitro non avesse concesso quell’inesistente calcio d’angolo? Certo l’Inter non avrebbe corso quei rischi immediati di pareggio, certo Handanovic non sarebbe stato celebrato come eroe, ma…

Chi ci avrebbe restituito gli altri due gol? Chi ci avrebbe ripagato per tanta mancata gioia finita in un universo calcistico parallelo? Avremmo comunque vinto 3-0?  

Sliding doors!