I DIARI DI DANTE

QUADERNO I
Periodo narrato compreso tra il gennaio 1916 e l’agosto 1940

Avvertenze

Il testo dei Diari è affiancato a da contenuti e immagini di contesto e complemento (“riferimenti”). In particolare, sono riportati ampi stralci di due testimonianze “speciali”, lasciateci da due persone che hanno condiviso da vicino con il papà quelle tragiche vicende e che ne hanno voluto, come il papà, lasciarne testimonianza e ricordo: sono quelle del tenente Sergio Quaglino e del bersagliere Luciano Scalone. Il primo ha scritto un libro di qualificata valenza memorialistica e storica, descrivendo fatti, luoghi e persone in un perfetto equilibrio tra il mito patriottico, la passione determinata dagli eventi e il succedersi di questi nel loro contesto storico-militare. Il secondo, un semplice ragazzo del Sud gettato nella tragedia,  ha sentito il bisogno e realizzato il forte desiderio di raccontarne la sua partecipazione ad essa, con sincerità di sentimento e semplicità di linguaggio.

La ricerca prima e la disponibilità poi di tali elementi di riferimento storico-fattuale ha reso l’attività di trascrizione dei Diari  ancora più emozionante ed ha conferito ad essi un più consistente valore memorialistico, attraverso confronti, chiarimenti e contestualizzazioni di fatti, luoghi e circostanze, oltre ad aver dato spunto ad inaspettati approfodimenti e consentito sorprendenti scoperte storiche, che altrimenti sarebbero andate perse. Almeno per me.
Su PC e tablet, il testo del diario e il contenuto delle colonne a lato sono visibili affiancate, per quanto possibile cronologicamente, mentre su smartphone, i “riferimenti” appaiono alla fine di ciascun blocco contenitore.

[NdT] indica una “Nota di Trascrizione” inserita direttamente nel testo.
Il testo di Quaglino è su sfondo verde, quello di Scaglione su sfondo giallo.

Capitolo 6 - Un intervallo di pace (luglio-settembre 1940)

IL RACCONTO

Il 28 giugno suona la sveglia, poi il caffè e poi la giornata di romper palle, di pulire la bici e l’arma, di mettere la paglia sotto le tende, di fare pulizia dappertutto. Qua, poi, passarono dei giorni tranquilli: era troppo bello![1] Arriva poi il lunedì 1° luglio e si incomincia a fare istruzione a più non posso; il caldo non mancava, l’acqua però nemmeno: lì vicino c’era un bel canalone e tutti i giorni a fare il bagno! Ma qualche carro armato c’era lo stesso. Qua, in questo bel paese, Villar Focchiardo, il nostro buon colonnello ci cerca anche il campo sportivo con tutti gli attrezzi da ginnastica, prelevati dalla nostra caserma, dove ce n’erano di tutte le qualità, e fatti portare con gli autocarri da Torino, che era a pochi chilometri. E giù dalla gran ginnastica, tutto per prepararsi a fare qualche cosa per il giorno 14 luglio, perché arriva il principe a farci visita. Si fanno i giochi e pure questa passò. Dopo pochissimi giorni, ci fu una rivista del Duce, che passava di lì a visitare il fronte occidentale.

Siamo verso il 20 luglio e Dante riceve una lettera dalla sorella Luisa, che gli comunica che si sarebbe sposata e che mi chiede se io fossi stato contento: le ho risposto che, contento sì o no, più che di male invece di bene[2] e l’avvisavo che mi sarebbe stato impossibile di essere con loro allo sposalizio. Dante fece sapere questo alla sorella e al prossimo cognato, perché, qualche settimana prima, ricevetti da loro uno scritto non tanto bello; ma sapeva di poter comunque ottenere il permesso.

Il 28 luglio Dante riceve dalla sorella la notizia che il giorno 4 agosto si sarebbe sposata e che sarebbe stata sposata dallo zio frate, fratello del povero papà. Dante si batte per il permesso, che prende per il sabato 3 agosto. Sono le undici e Dante era alla stazione di Borgone, paese lì vicino, poi sul treno, dritto fino a Torino, dove, dopo una mezz’ora, c’era il treno per Alessandria e Stradella. Dante avvisa la Gilda che sarebbe stato in viaggio per lo sposalizio della sorella, come lei sapeva. Alle tre Dante scende dal treno alla stazione di Stradella e diritto se ne va alla sua casetta in via Vescola. Arrivo e la porta è chiusa: la sorella era al Monastero, era dal suo caro Livio. Cosa faccio? Apro la finestra della casetta vicina, lì dietro, prendo il bambino del portalettere che abitava lì, lo metto dentro, tira il catenaccio e la porta della casa è aperta. Ad un tratto mi arriva di dietro Livio, che aveva saputo del mio arrivo da uno che mi aveva incontrato per strada e che lo aveva avvisato; così arrivò subito e mi prese sul fatto, mentre aprivo la porta. Ci siamo salutati e messi d’accordo sulla sua proposta di andare a casa. Dante subito si cambia con il suo vestito blu e giù alla stazione ad aspettare la sorella Rosa, che doveva arrivare alle quattro e mezza. Sono quasi alla stazione e già vedo la sorella che viene: per tutti e due fu gran felicità, maggiormente per la sorella, che pensava a quei pochi giorni in Francia. Contenti ci siamo avviati alla casetta e intanto avanti a parlare del destino della sorella Luisa. Dopo aver cenato, Rosa e Dante si avviano per il Monastero: per Rosa furono tutte facce nuove; invece Dante già conosceva tutta la famiglia. Tutto era a posto per lo sposalizio e, dopo una lunga chiacchierata, Rosa, Dante e Luisa salutarono la famiglia, buonanotte, e ritornano alla loro casetta. La sorella Luisa, prima di sonno, subito si avvia. 

Note

[1] – Era troppo bello! – La quiete dopo la tempesta. Sulle Alpi fu una bruttissima esperienza, forse un inferno: e se lo fu, fu breve. Ma di inferni, e quali, ce ne sarebbero stati ben altri!

[2] – Più che di male invece di bene – La trascrizione è letterale, senza dubbi di decifrazione, mentre ce ne sono di interpretativi: cosa voleva dire? Chi ne pensava più male che bene? Qual era il problema? Mai saputo, anche se nel corso della mia vita, più volte ho recepito un certo astio da parte di mio padre verso quel cognato, che mi spiegavo però con il fatto che Livio, mentre Dante era via, si era impossessato della di lui amatissima bicicletta, a quanto pare non proprio autorizzato…

RIFERIMENTI
Il treno preso da Dante in arrivo a Stradella alle 15:23
La casetta di Dante in via Vescola 14, a Stradella, oggi. Profondamente modificata, non consente di ricostruire con precisione l'operazione compiuta, in collaborazione con il figlio del vicino, per entrare in casa nonostante la porta (il cancelletto?) chiusa.


L’esito finale dell’aggressione: i territori ceduti alla Francia nel 1947

Il trattato di pace del 1947 tra Francia e Italia, limitatamente all’ambito territoriale, vide la cessione alla Francia dei seguenti territori che, prima della guerra, erano italiani:

  • Comune di Tenda e di parte dei comuni di Briga (vedi anche Briga Alta), Valdieri e Olivetta San Michele (le frazioni di Piena e di Libri)
  • La vetta del monte Chaberton, quella della Cima di Marta e le fortificazioni del monte Saccarello
  • Parte del versante italiano dell’altopiano del Monginevro con l’eccezione di Claviere
  • Il bacino superiore della valle Stretta
  • Il monte Thabor
  • La parte occidentale del colle del Piccolo San Bernardo
  • Il colle del Moncenisio, compreso il bacino idroelettrico.